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A Filemone e Ai Colossesi possono essere definite come due "lettere brevi", tali perché determinate da una situazione molto particolare: uno schiavo fuggito dal padrone, nella prima; troppi nomi attorno a Gesù, nella seconda. Ne consegue una delimitazione netta del tema, una concentrazione efficace sull'essenziale. Nella Lettera a Filemone Paolo esprime il proprio pensiero sulla schiavitù in casa di un cristiano. Nella Lettera ai Colossesi dice che in Gesù abita la pienezza del divino e che non occorre mettergli accanto nulla di complementare. Il testo è frutto di un corso di lectio divina tenuto dall'autore a Camaldoli.